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178 le ore inutili


Ed ella taceva sempre, con gli occhi fissi lontano e la faccia torbida. Ma quando il treno si mosse, balzò in piedi e lo spinse verso lo sportello imponendogli seccamente:

— Vattene. Ora si parte.

— Ci rivedremo, non è vero? Dimmi che ci rivedremo.

Ella torse la bocca a un sogghigno e rispose:

— Mai!

— Ma, Lucilla, che hai? Che cosa ti ho fatto di male?

Sentì stridere una lunga risata beffarda, vide ch’ella gli tendeva la mano dall’alto, che gli porgeva un piccolo involto.

— Ecco che ho. Ti restituisco la tua perla. Conservala. Starà assai meglio sulla tua marsina che sulla mia mano.

— Perchè?

— Perchè è falsa.

Il treno partì e Giorgio Sanminiato rimase inchiodato dallo stupore sul marciapiede bituminoso.


La sera stessa, chiuso nella sua camera, egli meditava cupamente sulla miserabile fine della sua passione, senza tuttavia riuscire a spiegarsi le parole taglienti di Lucilla, quando sua madre bussò alla porta chiamandolo con la sua