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Il gioiello dell'ava | 177 |
nici al loro amore circondato di mistero e di pericolo. E nella sua impazienza giunse alla stazione mezz’ora innanzi tempo.
Ma attese con rassegnazione e quando finalmente la vide giungere, scendere da una carrozza fra valige e cappelliere, le mosse incontro pallido e le tese la mano.
Ella sembrò non vedere quel gesto confidenziale, lo salutò appena con un freddo cenno del capo e passò oltre, come una persona enormemente affaccendata e preoccupata. Giorgio la seguì, osando appena rivolgerle alcune parole insignificanti, mentre Lucilla prendeva il biglietto e s’avviava verso il suo treno. Congedò il facchino, l’aiutò a disporre con cura le sue valigette in uno scompartimento ancora vuoto e rimase solo con lei.
Ella si guardò nello specchio della parete, s’adagiò in un angolo e continuò a tacere, chiusa in se stessa, fredda e ostile, gettandogli di bieco qualche occhiata torva, come una nemica.
— Ma che hai? Dimmi, che hai? Sei triste perchè devi partire o un altro pensiero ti preoccupa? Io non comprendo.
Giorgio non comprendeva quell’ostinato mutismo, quell’atteggiamento iroso e scontroso e se ne disperava con parole piene di rammarico, con domande trepide d’ansietà.