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176 | le ore inutili |
scinandola nella camera attigua, quella che li rifugiava nelle loro ore d’intimità più appassionata.
Era passata la mezzanotte quand’egli lasciò l’amica con un ultimo bacio e un’ultima promessa: — Ti verrò a salutare domani alla stazione.
Per via riflettè che doveva ancora passare al teatro per riprendere sua madre e vi si diresse, ma fatti pochi passi rammentò che dal suo sparato mancava la perla e, per evitarsi spiegazioni che lo tediavano, ripigliò la sua strada e dopo mezz’ora si spogliava lentamente e si poneva a letto con l’anima e i sensi rivolti alla sua dolce lontana.
— Come mi ama, — meditava nel dormiveglia, — come si è mostrata felice del mio dono che le ricorderà continuamente l’amico assente, che sarà fra di noi come un legame occulto, quasi come l’anello d’una fede nuziale nota a noi soli!
Si addormentò in questi pensieri ed essi lo riafferrarono il domani a tarda mattina quando si destò e si ricordò ch’ella doveva partire quel giorno.
— Saprò certo oggi stesso dove e quando ci rivedremo, — egli si ripeteva, e immaginava luoghi ignoti e incantevoli, meravigliose cor-