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8 | le ore inutili |
— Difatti.... — ella mormorò ambiguamente, guardando i propri polsi ch’egli stringeva fra le sue dita, quasi perchè ella non gli sfuggisse.
— Difatti — il giovine ripetè. — Questo non muterà nulla di ciò che è stato e di ciò che è fra di noi. Io sposo mia cugina, la solita cugina imposta dalla volontà dei cari genitori ai soliti figlioli docili, tranquilli e morigerati come me. Mia cugina è giovane, ricca e non ha nulla di particolarmente ripugnante perchè io rifiuti la sua mano.
— E tu, naturalmente, non la rifiuti — ella concluse, scotendo il capo più volte, quasi per convincere lui e se stessa di questa inoppugnabile verità.
— È evidente — ammise il giovane, alzando lentamente le spalle, come a soppesarvi la lievità del giogo a cui esse si assoggettavano con tanta docile calma.
— Nemmeno se, accettando la mano di tua cugina, tu dovessi perdermi per sempre?
La domanda inattesa giunse dopo una prolungata pausa di meditazione e vi succedette un’altra pausa piena di stupore.
— Ciò che tu dici è assurdo — le osservò il giovine, più sgomento di quanto non volesse apparire.
— Sarà assurdo, ma è l’espressione più sem-