Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
144 | le ore inutili |
accettare quella suprema tortura, poi disse con voce rassegnata:
— Venga pure, io mi ritiro.
— No, mamma! Non mi lasciare! — supplicò il malato afferrandole le mani. — Bisogna che tu sia qui, bisogna che tu la veda, che tu le parli, che tu dopo.... dopo che me ne sarò andato la consideri un poco, oh! solo un poco, come una tua figlia.
— Ma, fanciullo mio, questa donna mi è sconosciuta. Forse non ha meritato il tuo amore, forse non meriterebbe quello che tu chiedi a me. Tu vuoi farmi accogliere e amare una creatura ch’io non ho mai incontrata sulla mia strada, di cui non so nulla, nè il viso nè il nome, che forse s’è attaccata a te per un basso interesse, senza un vero affetto, indegnamente.
— No, mamma, è buona. Era una povera bimba sola ed io l’ho fatta tanto soffrire! Io le ho fatto tanto male! Tu mi perdonerai e le perdonerai, non è vero? Tu le vorrai un poco di bene?
— È ben duro ciò che tu chiedi.
La madre trasse a denti serrati un lungo, profondo sospiro, poi chinò il capo grigio sul letto e attese.
— Posso farla chiamare, mamma?
Ella accennò di sì a testa curva, in silenzio,