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Il ritratto a pastello | 7 |
piedi, sorridendo con una tenerezza alquanto impacciata.
— Ascoltami, cara.
— Ti sei deciso a rivelarmi la semplice realtà?
Ella sogghignò sollevando il viso dalle violette languenti, poi sospirò a lungo sbattendo le palpebre come se si destasse da un sogno, e la crudeltà del suo sogghigno contrastava così singolarmente con lo smarrimento voluttuoso degli occhi che il giovine, chino alle sue ginocchia, ne tremò di desiderio e quasi di rancore.
— Ebbene, — egli confessò con finta semplicità, — fra dieci giorni prendo moglie.
Ottavia tornò a chinare il viso sulle viole e tacque per un lungo momento.
Quando lo sollevò, esso rassomigliava stranamente al ritratto a pastello nel colore sfatto delle gote e delle labbra, nell’ombra che riempiva l’incavo degli occhi. Sulla bocca pallida si disegnava lo stesso sorriso di prima, ma quasi contorto in una piega amara.
— Davvero? — ella disse con un piccolo sussulto delle spalle.
— Sì, — susurrò Altavilla, prendendole i polsi. — Ecco la notizia che non avevo il coraggio di darti. Essa non è poi così spaventevole come pareva. Non è vero?