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126 | le ore inutili |
come se una lunga assenza dal mondo o una malattia grave avessero appesantito o depresso l’agilità del suo spirito.
Bianca ne fu a un certo punto così incuriosita che tentò una vaga ricerca:
— I suoi occhi sembrano quelli d’un convalescente, ma d’un convalescente che non abbia voglia di guarire.
Il giovane sospirò e chiuse gli occhi ma dopo un momento li riaperse tutti grandi verso il mare e senza guardarla disse:
— Sono uscito ieri l’altro dall’ospedale militare, ma non sono ancora guarito. Non potrò mai guarire.
Ella lasciò cadere a terra il suo lavoro, tanto fu rapido il balzo col quale s’eresse.
— Ferito in guerra? — domandò.
— Sì, — egli mormorò. — Una scheggia di granata qui, nella gamba destra, e nel cervello uno smarrimento, un orrore, una visione così terribile che mi ha istupidito per sempre.
Balbettando, interrompendosi, soffrendo, egli aveva confessato per la prima volta il suo male a una creatura viva e questa creatura era una sconosciuta non mai incontrata prima di ieri, una donna di cui non sapeva nulla, nemmeno il nome.