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La salvatrice 125

glia d’acciaio, lo ritrovò d’improvviso al medesimo posto e nella uguale posizione della sera innanzi, come s’egli vi avesse passata l’intera notte.

Il giovane la vide e chinò il capo scoperto a un cenno di saluto al quale ella rispose con grazia sorridente, sedendo presso di lui in una sedia a sdraio.

— Forse io disturbo la sua meditazione, — disse dopo un momento con un leggero rossore. E come egli scuoteva la testa un po’ confuso, cercando senza trovarla qualche parola di protesta cortese, ella soggiunse: — Io vengo qui ogni mattina a lavorare per i miei soldati. Ho quindi su di lei un piccolo diritto di precedenza. Me lo concede?

— Senza dubbio, signora. Mi perdoni anzi questa involontaria usurpazione. Io non sono che un ozioso e posso anche andarmene a oziare altrove.

Egli tacque dopo aver pronunziato a stento queste parole, ansando come se avesse compiuto uno sforzo enorme e non potè neppure rispondere con un sorriso alla gaia risata con cui la giovane donna si dichiarò offesa e spaventata di tale minaccia. Sembrava comprenderla a mala pena e non rendersi pienamente conto del tono leggiero di quella conversazione,