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sione confusa e paurosa, due occhi che parevano guardare più in sè che attorno a sè, privi d’ogni desiderio e d’ogni curiosità.

Quando s’alzò dalla tavola d’angolo ch’egli occupava presso la finestra, Bianca vide che trascinava penosamente la gamba destra e mentre i pochi altri commensali sollevavano il viso a osservarlo attentamente, ella abbassò gli occhi sopra un giornale, quasi per non ferirlo con quell’avido sguardo d’indagine che scruta un’infermità e che offende una tristezza.

Egli se ne andò solo verso il mare che palpitava sotto le prime ombre del crepuscolo settembrino e sedette sulla rotonda deserta con le braccia appoggiate alla balaustrata e il capo sopra le mani, intento a guardare la luna che sorgeva a fatica da un cumulo di nuvolette.

Bianca ne osservò passando il profilo schietto, leggermente aquilino, i capelli neri un po’ buttati all’indietro e scompigliati dal vento marino che scoprivano la fronte diritta e gli facevano una testa romantica alla Jacopo Ortis. Ella ne sorrise fra sè passando e andò oltre; ma il mattino seguente, mentre si dirigeva alla rotonda col viso chino, intenta a girare con l’uncinetto intorno a un passamontagna di lana grigia che pareva un antico camaglio in ma-