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salutarla con una impazienza piena di gioia e di meraviglia. Ella rispose al suo buon giorno avvampando nel chiaro viso diciottenne e sbattendo le palpebre come abbagliata da una luce soverchia. Il giovine acquistò tutte le rose e glie le pose fra le braccia, dicendole con ammirazione ch’ella pareva in quell’atto la stessa primavera. Ella rispose che si sentiva difatti quel mattino un’anima primaverile, ma che la sua felicità sarebbe stata breve come la freschezza di quelle rose.

— Non dipende che da lei, signorina Franca, il farla durare tutta la vita, — insinuò Arturo a voce sommessa, e lo sguardo balenante con cui ella gli rispose senza parola fu una fervida dedizione e una promessa d’amore.

Li salutò due giorni dopo alla stazione, stringendo intensamente la piccola destra di Franca e la sera stessa scrisse a sua madre chiedendole consiglio su quella possibile unione. Ne ebbe una risposta così calda di approvazioni e di incoraggiamenti che, senz’altre meditazioni, egli diresse al congiunto una formale domanda di matrimonio per la signorina Franca, sua nipote. Quindi attese, male dominando una ansietà nervosa, quasi sconosciuta fino allora alla sua tempra solida ed equilibrata. Ingannò quei giorni eterni consultando cataloghi d’arredi, at-