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nata, artigliò con uno sguardo da Otello il bell’Arturo, poi spinse in camera la moglie, la costrinse a rifare i bauli e dopo una scenata violenta ripartì con lei a mezzanotte.

— Povera signora! Me ne dispiace molto, — la compianse Arturo Derni il domani, quando gli narrarono ampiamente la drammatica scena dell’arrivo e quella clandestina della partenza notturna. Guardò lontano; oscurò un momento la sua faccia di giovine dio in riposo; poi s’immerse nella lettura di una rivista inglese.

L’autunno lo ricongiunse finalmente a sua madre. Egli incominciò a guarire di tanta nostalgia accumulata fuori di patria, a piegare il suo spirito mite e il suo cuore restìo alle gaie consuetudini della sua età e della sua condizione. Ebbe amici ed amiche, s’arrischiò con grazia a qualche avventura insolita e portò con elegante disinvoltura quel suo nomignolo pimentato di seducente malizia.

Ma nell’inverno seguente sua madre seguì Giorgio alla Costa Azzurra e Arturo si ritrovò solo nella grande casa deserta. Fu così che un mattino, destandosi, gli balenò d’improvviso il