Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/123


Il bell'Arturo 115

marchesina Oltano, la quale gli presentò sorridendo un ventaglio di cartoline illustrate a cui faceva da pernio il suo pollice dall’unghia acutissima.

— È per beneficenza, signor.... — e appoggiò su l’interruzione quasi interrogando.

— Derni, ingegnere Arturo Derni, — egli compì con un mezzo inchino, e porse alcune monete d’argento senza guardare le cartoline.

— Grazie, — disse l’Oltano. — Sono per l’Asilo infantile. Quale sceglie?

— Nessuna. Prego.

Ella si strinse nelle spalle lievemente sdegnosa e uscì in fretta, ma nel varcare la soglia urtò col braccio arrotondato in uno spigolo e il ventaglio disfatto sparpagliò sul pavimento una dozzina di effetti lunari pateticamente verdognoli. Arturo s’inginocchiò a raccoglierli e tentò di ricostruire il ventaglio, mentre ella con le mani alle tempie rideva gaia e confusa, ripetendo:

— Grazie, grazie, scusi....

Così avvenne che l’ingegnere Derni fu introdotto alquanto riluttante fra quella gente disoccupata che da otto giorni commentando il colore dei suoi occhi, la forma della sua bocca e la linea del suo torace, lo aveva soprannominato “il bell’Arturo„.