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IL BELL’ARTURO.

La prima volta che l’ingegnere Arturo Derni si sentì chiamare il “bell’Arturo„ fu ai bagni di mare, una sera di plenilunio.

Egli aveva compiuto allora in Inghilterra certi lunghi studi tanto aridi quanto tediosi, ai quali era stato avviato da suo padre, un ambizioso industriale, e vi aveva perseverato per inerzia anche quando questi improvvisamente era morto, rendendogli vana quell’astrusa scienza di formule e di cifre assorbita dal suo cervello quasi per virtù d’automatismo.

Arturo Derni attendeva sua madre in una cittadina a specchio del Tirreno dove non conosceva nessuno e da otto giorni ella protraeva il suo arrivo scrivendogli lettere affrettate e nervose che lo lasciavano pieno d’ansiosa incertezza. Ma quella sera di plenilunio gli aveva portato con l’ultima posta la lettera