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La via ritrovata 107

Si sentì l’ansare affrettato della sua corsa verso il cancello e la cadenza del suo galoppo sulla ghiaia scricchiolante dei viali.

La marchesa Saveria, che teneva chiusi gli occhi in un leggero assopimento, sobbalzò destandosi, all’abbaiare furioso del cane; chiamò la cameriera, che dormiva tutta vestita su un piccolo divano dietro la porta e le ordinò con voce agitata:

— Va’ a vedere; c’è qualcuno. Qualcuno è entrato nel giardino. Scendi subito.

— Ma no, signora, — mormorò la donna, ancora assonnata, reprimendo uno sbadiglio. — Il cane abbaia a tutti i passanti. Ecco. Ha già cessato.

Ma le rispose un ululato più forte e l’inferma si agitò più affannata nel suo letto, mentre l’indolente cameriera si sporgeva dalla finestra.

— Ecco, vedo luce nel casino del giardiniere. Devono aver picchiato alla sua porta e chiamato qualcuno. Adesso sapremo di che si tratta.

— Scimunita! — le gridò la marchesa, tremante d’ira. — Torna ad accucciarti là dietro e dormi, poichè non sai far altro.

Ma essa discese ad aprire la porticina al giardiniere, che la chiamava sommessamente