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104 | le ore inutili |
forse di una confessione che la sollevasse da un lungo rimpianto e da un cocente rimorso, ora fatti più acuti e più intollerabili della certezza della morte non lontana. E le pareva che accusandosi a quel giovine taciturno che l’ascoltava con una impassibile fermezza di giudice già incominciasse la sua espiazione e già l’addolcisse la speranza del perdono.
— M’erano rimasti due giovinetti orfani da allevare e da educare alla morte del mio unico figlio ed io m’ero proposta di seguire le tradizioni della mia famiglia e di destinare il maggiore alla diplomazia, il minore al sacerdozio.
Il dottore risedutosi a piè del letto ascoltava senza guardare l’inferma, col gomito appoggiato alla sponda e la fronte nella palma in un’attitudine raccolta di confessore.
— Il primo, quieto e docile, s’avviò tranquillamente ai suoi studi, conseguì i suoi diplomi, superò i suoi concorsi ed ora è un ottimo diplomatico e un padre esemplare, lieto della sua bella carriera e della sua florida famiglia. Ma Jacopo, il minore, di parecchi anni più giovane del fratello, non seguì così docilmente la via ch’io gli avevo tracciata. D’intelligenza vivacissima e di modi pronti, si sentì subito inceppato e chiuso nelle severe costrizioni ecclesiastiche