Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/101


“Il soprappiù„ 93


chiuso in se stesso, — ho letto poco fa la crudele notizia e non so dirti, non so esprimerti davvero quale profonda angoscia ne abbia provato.

Ella lo ascoltava senza guardarlo, col gomito sul bracciuolo della poltrona e la guancia sulla palma, corrugando di tanto in tanto la fronte come se quella voce la infastidisse.

— Tu non puoi immaginare, Lauretta, — continuava il gobbo — come mi abbia commosso la fine eroica del povero Gianni, e quanto lo ricordi come lo vidi l’ultima volta mentre partiva, così gioviale, così pieno di salute e di vivacità. Rammento persino, vedi, che le sue ultime parole furono per me. Addio, Nando, tanti saluti al “soprappiù„ mi gridò, mentre il treno si metteva in moto e tutti gli altri risero di cuore perchè aveva tanto spirito e non era cattivo neppure con me, povero Gianni!

Egli ebbe un piccolo sorriso accorato sul viso pallido e ossuto e guardò sua cugina aspettando ch’ella gli rispondesse con una parola, con un cenno, con uno sguardo, con un sospiro. Ma ella rimaneva immobile col viso rivolto verso la finestra da cui scendeva fra i cortinaggi una luce grigia di giornata piovosa.