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amalia guglielminetti |
Tutti i presenti risero a quel richiamo mitologico e alato che, rivolto a un individuo come il notaio Viani, panciuto posato severo, diventava finemente umoristico. E fra gli intellettuali della città il nomignolo di Dèdalo gli rimase.
Aldo gli giungeva talvolta d’improvviso a casa, vi sostava due o tre giorni, apriva le lettere degli amici, scorreva i giornali che parlavano di lui, giunti durante la sua assenza e ripartiva. La sua vita errabonda sempre incerta del domani lo costringeva a fare della casa paterna un punto di appoggio e un recapito, un luogo di riposo e un rifugio.
Le tranquille sale dello studio Viani, dalle pareti ricoperte di scaffali pieni di testamenti, di atti notarili e di documenti legali, erano ormai invase da fasci di giornali sportivi e mondani, di riviste italiane e francesi, illustrate con bizzarri disegni e con tinte vivaci che vi ponevano una nota di giocondità irriverente.
Ne giunsero un giorno parecchi in cui il nome e il ritratto dell’aviatore Aldo Viani veniva celebrato accanto al nome e all’effigie di una giovine donna, una notissima ballerina francese, la Samuel, conosciuta per la sua bellezza, per le sue avventure, e per la passione da lei destata anni innanzi in un grande poeta italiano.
Aldo Viani aveva trasportato a volo sul suo apparecchio la bella danzatrice da Venezia a
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