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dèdalo. padre d'ìcaro |
rinchiudermi fra i quattro muri d’uno studio davanti a un mucchio di carta bollata. Io sono nato aviatore come un altro nasce musico o poeta e come tu sei nato notaio. Ho imparato a volare con tale facilità da stupire i miei maestri e me stesso. Alla terza prova mi trovavo così a mio agio a seicento metri d’altezza, che non mi risolvevo più a discendere.
— Ma perchè, — potè dire finalmente l’avvocato Viani, tendendo le braccia verso suo figlio, — ma perchè non mi scrivesti mai nulla di questo?
— Per una ragione semplicissima. Perchè tu m’avresti impedito di raggiungere il mio scopo ch’era quello di diventare un aviatore e non un notaio.
— Ed ora, che intendi fare? — domandò suo padre, con voce cavernosa.
— Ora, ho ottenuto un posto di collaudatore in una grande fabbrica di aereoplani francese e partirò posdomani per raggiungere la mia sede.
— Quand’è così ch’io approvi o ch’io disapprovi è assolutamente la stessa cosa.
Aldo si strinse dapprima nelle spalle, poi afferrò una sedia, la piantò con un colpo violento davanti a suo padre e venne a sedere in faccia a lui.
— Ascolta, papà. Quando io rimanessi qui e tu avessi nel tuo studio uno svogliato, un irritato, un buono a nulla che nuocesse alla tua
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