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amalia guglielminetti


Silvio Altoviti si ritrovò solo in mezzo al viale deserto, e s’accorse allora che il colore dell’aria s’era oscurato di un tratto, come se una enorme nuvola nera vi incombesse. La nuvola nera era quel Marco, il quale aspettava ch’egli partisse con una impazienza eguale alla sua. Era Marco Sanna, un giovane ufficiale di cavalleria che frequentava il salotto di sua moglie nei giorni i cui ella riceveva, e, assai probabilmente anche nei giorni in cui ella non riceveva.

Costui era apparso sull’orizzonte due o tre mesi innanzi, ossia durante il tempo in cui egli, tutto occupato di Fernanda Lucis, aveva incominciato a considerare la moglie come una buona amica intelligente ed elegante, la quale rendeva piacevole la sua casa, senza troppo fargli sentire i legami ed i pesi del matrimonio. Nè dalla corte di Marco Sanna, o da quella di altri egli aveva mai tratto motivo di sospetti o di gelosie, troppo, per queste, acceso di un’altra e troppo, per quelli, sicuro della serena fedeltà di sua moglie.

Ora, benchè deluso nella propria fiducia e incollerito fieramente contro di lei, traeva però da una sua intima convinzione e dalle parole stesse della lettera rivelatrice la certezza che nulla d’irreparabile fosse ancora avvenuto, e si sentiva ben risoluto ad impedire con qualsiasi mezzo che Marco Sanna, l’insidiatore di sua mo-

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