Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/32



amalia guglielminetti

qualche goccia di sandalo, ma poi s’accorse che il suo abito sapeva di trifoglio incarnato. Che combinazione, di cattivo gusto il sandalo e il trifoglio! E mentre meditava sul grave errore si ricordò di prendere la chiave della villa saracena.

La guardò, la soppesò. Era così larga e ingombrante che non sapeva dove riporla. La cacciò in tasca, ma quel pezzo di ferro grossolano deformava la sua linea svelta e aggraziata.

— È una magnifica idea farsi costruire una villa in stile saraceno e tenersi con precisione artistica ai precetti di architettura e di stile. Ma spingere il proprio zelo fino all’eseguire in stile saraceno anche la chiave è stupido! Terrò la giubba sbottonata. Del resto siamo d’estate.

— Il signor padrone desidera ch’io lo attenda?

— Va pure a letto.

— Domattina alla solita ora terrò preparato il cutter?

— No.

— Lo sveglio presto?

— No.

— Buon passeggio, signor padrone.

Intorno alle lampade ad arco del Casino che gettavano sui visi una luce verdognola era un ronzìo di grossi coleotteri neri che vi davano scioccamente del capo e cadevano riversi sulla ghiaia. Egli lesse: Circolo privato dei forestieri,

30 -