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amalia guglielminetti


che lo attendeva all’imbarcatoio gli domandò ammainando:

— Il signore rimane a colazione in casa?

— No.

Andò a vestirsi di chiaro, si annodò una cravatta gialla che strideva terribilmente sul mavi della camicia. Entrò in un ristoratore, ordinò qualcosa, vi si trattenne brevemente, pagò, uscì.

Al caffè, chiese un cocktail e un quotidiano.

— Quello d’oggi non è ancora arrivato.

— Portami quello di ieri o di sei mesi fa.

Lesse tutto l’articolo di fondo e bevve d’un fiato tutta la bibita. Quando fu alla fine della seconda colonna e vide che il bicchiere era vuoto, si meravigliò d’aver sorbito le due cose senza accorgersene: non sapeva che sapore avesse il cocktail, non sapeva di che colore fosse la politica del giornale. Ma chissà quante ore erano passate! Guardò l’orologio: le tre.

Andò a casa, aperse un cassetto della scrivania, sedette, scrisse una cartolina a un amico indifferente, uscì per impostarla e s’accorse che entrava in un giardino pubblico. I giardini pubblici gli davano un singolare disgusto, perchè in essi non si soffermano che i poveri. Esitò un momento, fu per tornare indietro, e poi lo attraversò risoluto: anzi, fece di meglio, vinse il disgusto e sedette un momento sopra una panca.

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