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l'ombra che scende


— Gli vuoi dunque tanto bene? Più che a me? — ella domandò passandole adagio nei capelli il largo pettine di tartaruga.

— Non saprei dire. Certo in un modo diverso — sussurrò Elda esitante, e scosse più volte la nera mantiglia ondosa che la copriva sino ai fianchi. Poi si chinò a baciare sua madre e la lasciò sola.

— Sono alquanto preoccupato, — confidò Jacopo alla baronessa in una momentanea assenza di Elda. Mio fratello venuto non so come, a conoscenza del mio fidanzamento, mi scrive una lettera adiratissima in cui m’accusa di infinite colpe immaginarie, compresa quella reale, di aver troncato da oltre un anno ogni nostra corrispondenza. Vorrei scrivergli chiedendogli scusa del lungo silenzio ed invitandolo al mio matrimonio. Non ho altri parenti e sono così felice che ho quasi dimenticato i motivi di contrasto ed i risentimenti. Che ne dice, mia buona amica?

— Ha ragione. Ogni rancore deve tacere. È suo fratello, porta il suo nome, è necessario, è anzi doveroso invitarlo alle nozze.

— Grazie. Gli scriverò questa sera stessa.

Tacquero poichè Elda sopraggiungeva cor-


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