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l'ombra che scende

siepi le violette nuove, quando udì un leggero scampanellio argentino e sollevando lo sguardo scorse a pochi passi un cagnolino bianco, il quale la osservava curiosamente con due vivaci occhi neri circondati di due macchie oscure in forma d’occhiali, piantato in mezzo al viale sulle quattro zampette, immobile bianco e liscio come un gesso di Lucca.

Elda lo chiamò con un gesto d’invito sorridente, ma la bestiola fuggì, descrisse un rapido arco di corsa, poi tornò a lei ed incominciò a balzarle intorno con un latrato festoso ed interrogativo.

— Di dove sei entrato carino? Come ti chiami? A chi appartieni? — lo interrogava a sua volta Elda tentando d’accarezzarlo; e quasi senza avvedersene seguiva i balzi del piccolo fox-terrier che la conduceva verso l’ingresso.

Colà giunto il cagnolino si fermò e si pose ad abbaiare con furiosa gioia verso un giovine signore alto e biondo, vestito con seria eleganza, il quale lo chiamava ripetutamente.

— Qua Happy! Happy qua!

Egli si levò con molto rispetto il cappello al sopraggiungere della giovinetta e chiedendole scusa spiegò l’incursione del piccolo indiscreto nel giardino della sua villa.

— Perdoni, signorina, Happy conosce il parco per avervi scorazzato alcuni anni in libertà e


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