Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/235




l'ombra che scende

violenza dove, alla dolcezza di vivere presso quella soave creatura nata da lei, s’univa, intorbidandola, la paura di recarle danno. Ella era certa che un giorno, forse lontano, forse vicino, sua figlia sarebbe venuta fatalmente a conoscere la verità e ciò non doveva accadere prima che Elda nel suo doloroso stupore, od anche in un rancore disgustato verso di lei, potesse rifugiarsi in un altro affetto più completo e più esclusivo dell’affetto figliale.

Occorreva che Elda si sposasse presto, non solo per queste sue ragioni sentimentali ma anche per altre più pratiche considerazioni. Era troppo facile ad un malevolo, ad uno sfaccendato, ad uno zelante moralista intessere, su dati e date ingegnosamente raccolti, il romanzo di una bella donna misteriosa; ed era troppo piacevole divulgarlo con un sussurrìo sorridente sul suo passaggio, perchè in quella cittadina di oziosi annoiati non si giungesse un giorno non lontano a scoprire le sue passate gesta.

Fin’ora, per buona sorte, ella non era che la vedova del barone Almichi, proprietaria di una sontuosa villa fra colle e mare, e madre di una ragazza da marito, giovane graziosa e provvista certo di una cospicua dote; ed ella si sentiva risoluta a favorire con tutte le sue forze e con tutte le sue scaltrezze il caso fortunato il quale la ponesse sulle tracce di un aspirante alla


— 233