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amalia guglielminetti


— Certamente, signora baronessa.

Clelia appoggiò la voce su queste parole come per significare ch’ella rispondeva con quella sicura affermazione non alla povera donna avventurosa del passato, ma alla dama nobile e ricca del presente. Tuttavia l’altra insistette:

— Elda non è la figlia del barone Almichi.

— Ma non è neppure la figlia di nessuno.

— Oh, per questo, no. Ha un padre debitamente registrato nello stato civile.

Seduta in una poltroncina bassa presso la finestra, Anna Maria lasciava errare lo sguardo distratto sulle chiome alte degli alberi investite dall’ultimo sole e pensava intanto a quel disgraziato professor Seregni che fra una lezione di matematica ed una di geografia, prendendosi la piccola Elda su le ginocchia e facendosi chiamare babbo, s’era deciso un giorno a riconoscerla per sua dinanzi alla legge e dinanzi alla società, finchè, morendo di tisi a trent’anni, le aveva lasciato la sua modestissima sostanza perchè si facesse un’educazione da ragazza dabbene.

Sua madre era convinta di aver assolto degnamente quel còmpito. Elda a vent’anni suonava il pianoforte, dipingeva, cinguettava in varie lingue, conosceva il mondo soltanto attraverso all’interpretazione dei poeti classici ed alle confidenze delle amiche di ritorno dalle vacanze.

Ella passava i mesi della villeggiatura in

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