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come guarì luciana vannelli


Una sera che Luciana rientrò alquanto in ritardo, notò lo sguardo investigatore con cui sua madre l’accolse e non si meravigliò ch’ella le dicesse poco dopo con fredda severità:

— Ti avverto che non mi piacciono queste tue scorribande prolungate nei boschi fino a sera.

— Me l’ha ordinato il dottore, — si scusò la fanciulla con la mansuetudine di chi si sente colpevole.

— Ti ha pure ordinato di cercarti un compagno di passeggiate?

— Non capisco questa tua domanda.

— Te la spiego subito. Sei stata vista in compagnia di un giovine, un villano qualsiasi dei dintorni che una signorina della tua condizione dovrebbe vergognarsi di frequentare.

— Ho incontrato due o tre volte quel cacciatore amico di Oscar, che si chiama Barbano.

— Barbano? — ripetè la signora Magda col sussulto interno e il viso rabbuiato che sempre le procurava un’allusione anche involontaria al suo antico passato villereccio.

— Già, — confermò Luciana con innocente soavità, — e non c’è alcun male s’io mi sono fermata un momento a discorrere. Veniva a Belprato ogni giorno quando c’era qui Oscar.

— Sta bene. Ma ora, poichè tu sei completamente guarita, — decretò la signora Vannelli

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