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lettere d’amore

in una ostentata fierezza, ma si curvava in avanti come subitamente invecchiata. Ella lo interrogò con angoscia:

— Perchè non rispondi? Che hai? Non credi a ciò che ti ho detto?

Egli si scosse, sbattè le palpebre quasi per disperdere una visione tormentosa, quindi torse la bocca al suo sogghigno amaro, e rispose piano:

— Ma sì, ti credo. Ti credo. Soltanto, preferirei non credere.

— Che cosa vuoi dire?

— Nulla. Vi sono cose che si preferirebbe ignorare.

— Avevi dunque tanta stima di mia sorella?

Egli sedette alla scrivania e non rispose più.

Arturo non poteva rispondere d’aver amato con profonda passione quella creatura morta e d’esserne stato ricambiato con pari fervore. Ora doveva scegliere fra la colpa della moglie e quella dell’amante, doveva accusare l’una o l’altra di tradimento, di dissimulazione e d’inganno, e ignorava quale delle due colpe dovesse riuscirgli più dolorosa. Aveva nella sua destra un’arma a due tagli e non sapeva come maneggiarla.


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