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come guarì luciana vannelli

colpi, discorsi che suscitavano in Luciana, costretta talvolta ad ascoltarli, una invincibile noia.

Arrigo rispondeva con un tono rispettoso, ma senza umiltà, manifestando brevemente ma con tranquilla sicurezza di conoscitore esperto ciò che sapeva; e la schietta rigidezza dell’uno s’accordava così bene con la serietà semplice dell’altro ch’essi passavano insieme le giornale, non amici, ma piacevolissimi compagni.

Una mattina Oscar Vannelli dovette partire all’improvviso chiamato da un telegramma d’affari e mandò ad avvertire Arrigo della sua momentanea assenza, ma questi non ricevette in tempo il biglietto e giunse a Belprato all’ora già stabilita, entrò come di conueto in sala da pranzo e vi trovò Luciana sola. Ella stava seduta sul parapetto della finestra bassa, intenta ad infilare in un sottile cordoncino le perle di un suo vezzo che si era spezzato e sollevò la fronte sorpresa eppure lieta dell’inatteso arrivo.

— Mio fratello non c’è. Dovette recarsi stamane in città, ma le scrisse due parole prima di partire, — ella gli annunzio interrompendo il suo leggiadro lavoro, e notando con un lieve tremore d’ansia a sommo del petto la vampa che lo aveva investito fin sulla fronte nell’accostarsi a lei.

— Mi scusi, non ho ricevuto nulla, altrimenti non sarei venuto, — egli avverti con una

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