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come guarì luciana vannelli

lo accolse con una sorridente affabilità, porgendogli anche la mano, mentre egli scendeva dalla carrozza, e claudicava come la La Vallière, a causa della lunga immobilità.

Le aveva portato in dono una fialetta di essenza parigina, che si chiamava Mon amour, e la traeva con cautela dall’astuccio imbottito di raso, sorridendo coi suoi denti giallognoli e sollevando, nel respiro un po’ ansante, la rotondità del ventre un po’ obeso.

— È il profumo che usa in questo momento mia cugina, la principessa di Carratù.

— Sarà certamente l’ultima parola in fatto di eleganza olfittiva, — ammise Luciana con una gravità ironica.

— Sì, dev’essere squisito, — affermò Santandrei senza afferrare l’intenzione pungente.

In quel punto Oscar apparve ed annunziò:

— Ho combinato per oggi una magnifica partita di caccia. Avremo con noi Arrigo il miglior fucile di tutta la vallata.

— Chi è questo Arrigo? — chiese Luciana, mentre il baleno di un dubbio le attraversava il pensiero.

— Dovresti averlo notato, perchè è anche un bellissimo giovane, — rispose ridendo Oscar, — ed abita non molto lontano. Gli ho parlato or ora. Verrà qui nel pomeriggio.

— Ho inteso, — mormorò la sorella, e si

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