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amalia guglielminetti

mente incorniciato di fiori, il suo visetto tutto roseo d’animazione, e i grandi occhi oscuri tra folli ciocche di capelli castani.

Lo fissò un momento senza batter ciglio, poi piegò il capo nell’arco dell’ala infiorata, e gli mandò un repentino saluto:

— Buona sera, cacciatore.

— Buona sera, signorina.

Si lasciarono così, bruscamente, senza nemmeno stendersi la mano nella verdissima radura silvestre, dove il sole al tramonto penetrava con una obliqua violenza di raggi, e si diressero per due opposti cammini, l’una correndo via agile fra tronco e tronco, quasi sorvolando sul terreno erboso, coi sottili piedi calzati di scarpette bianche, leggieri come farfalle; l’altro avviandosi quasi a malincuore lungo il sentiero che lo allontanava da lei, volgendosi tratto tratto a seguirla con lo sguardo, e schiacciando le eriche e le ginestre sotto la cadenzata fermezza del suo passo.

L’ingegnere Oscar Vannelli giunse a Belprato una domenica mattina accompagnato dal marchese Alfio Ubaldo Santandrei, il quale si recava a passare una giornata in campagna presso la sua piccola amica convalescente.

Ma la convalescente era ormai risanata, e

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