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come guarì luciana vannelli


— E te li ripeto ancora, — scattò la signora Magda. — Occorre innalzarsi nella vita. Il proprio destino è una scala che bisogna continuamente salire, — sentenziò alzandosi e dirigendosi alla sua camera con una lentezza quasi solenne.

Pensava forse, in quel momento, al primo bacio di suo marito ed alla minacciosa carabina di suo padre, da cui ella aveva sollevata con abilità la propria sorte. Ma Luciana scosse impercettibilmente le spalle, riabbandonò il libro e chiuse gli occhi.


Dopo una settimana l’inferma era entrata in convalescenza e trascorsi altri dieci giorni ella potè girovagare liberamente pei boschi immensi che si stendevano dietro la casa, ondulati con dolce mollezza sui tondi fianchi dei poggi, come drappeggi morbidi di verzura sopra un corpo sinuoso.

L’ombra vi si addensava fresca e profumata, esalando ondate un po’ acri dai cespugli folti del ginepro e dalle scorze scabre dei pini, da cui stillavano gocciole di resina di un chiaro color d’ambra.

Luciana errava alla ventura ore ed ore, sempre sola, sostando talvolta a riposare seduta

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