Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/169



amalia guglielminetti

per rinchiuderla in un collegio di monache francesi, dove l’aveva lasciata per cinque anni.

S’era per caso imbattuto in una intelligenza duttile e in uno spirito ambizioso, ed ella era uscita dall’educandato mutata in tutto, anche nel nome. Si chiamava Magda e non più Maddalena, parlava e scriveva il francese e l’italiano, ed aveva scordato quasi completamente l’umiltà della sua origine, come il chiaro di luna e la carabina paterna a cui doveva la sua fortuna.

Entrata senza vergogna in casa Vannelli, aveva rapidamente completata la sua educazione, imparando a vestirsi e a ricevere, e ai due figliuoli, messi al mondo fra la domestica letizia, aveva fatto impartire dai più celebrati maestri una varia e solida coltura.

Ora Oscar, il primogenito, laureato in ingegneria, perfezionati i suoi studi con viaggi e soggiorni all’estero, cooperava validamente alle grandi industrie seriche del padre; mentre Luciana compiuti i corsi liceali, frequentava l’università. Inoltre accompagnava sua madre alle visite, ai tè, al teatro, e prendeva tre lezioni di violino e due di ballo ogni settimana.

Sotto un’apparenza di fragile e gentile femminilità, ella doveva nascondere nervi d’acciaio, poichè aveva resistito lungamente a quelle intellettuali ed eleganti fatiche, finchè una sera, al concerto wagneriano della contessa Fabrizi, s’era

- 167