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come guarì luciana vannelli

una cura d’iniezioni, di docce, di pillole d’arsenico, che so? una cura più simpatica, più facile e più elegante, senza ricorrere ai mezzi semplicisti ed eroici di quel vecchio dottor Ipecacuana.

Luciana durante il discorso di sua madre continuò a sorridere pallidamente, con la nuca appoggiata al cuscino: ma tratto tratto appariva all’angolo delle sue labbra una contrazione lievissimamente canzonatoria.

— Tutto ciò non è poi così terribile come ti sembra, mamma, — le mormorò, sollevando le spalle con una noncurante lentezza. — Questa parentesi georgica nella mia vita di studio e di mondanità, non mi dispiace affatto.

Prese fiato perchè il parlare un po’ a lungo l’affaticava e finse di non avvedersi dello stupore con cui sua madre la considerava da qualche minuto.

— Sarà graziosissimo, — riprese Luciana ridendo sottovoce, — mi truccherò da pastorella Watteau, con un gran cappello di paglia e la capretta bianca ornata di nastri, come quella che è dipinta sopra lo specchio in salotto.

Tacque un momento continuando a sorridere a quell’immagine che la divertiva ed aggiunse con serietà: — Ho quasi ventidue anni e non ho mai vissuto in campagna, in una vera campagna senza chalets svizzeri, senza rocce di cartapesta, senza cascate artificiali. Sono

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