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amalia guglielminetti

sua Luciana, la metta in automobile e la porti via. Ma non al mare, per carità, a mille metri più in alto, in mezzo ai pini, ai faggi, ai castani; e fra un paio di mesi sua figlia avrà riacquistato tutti i globuli rossi e tutti i chilogrammi di carne che il violino, l’inglese, e la filosofia le hanno sottratto.

Luciana Vannelli sorrise pallidamente dall’ampia sedia a sdraio dove abbandonava, ravvolta in una coperta di seta foderata di pelliccia, la sua smorta e freddolosa gracilità di anemica ventenne, e tese con atto stanco, la mano al dottore che si congedava, accompagnato alla soglia da sua madre.

Questa tornò dopo un momento con un viso contrariato, e le sedette di fronte crollando il capo e sollevando in qualche lungo sospiro l’ampio petto, bene imbustato sotto la camicetta di crespo nero.

— Povera bimba!— esclamò finalmente, — seppellirti nei boschi, condannarti a due o tre mesi di vita primitiva, lontana dalla città, dalle amiche, da qualsiasi distrazione, costringerti alla solitudine, alla noia, alla malinconia della campagna! Io non so se avrò il coraggio di importi un simile sacrificio. Tutto considerato, la tua malattia è una cosa da nulla: un po’ di anemia dovuta al surménage. Consultiamo un altro dottore più giovane e più moderno, che ti prescriva