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amalia guglielminetti

gionava fermamente in una ostentazione di pacata risolutezza che sconcertava sua moglie.

Ella seguiva nondimeno il suo piano di difesa e accasciata sopra una sedia, con le mani congiunte in grembo, in un atteggiamento di vittima rassegnata, lo ascoltava in silenzio, a fronte china, senza guardarlo. E quando finalmente egli tacque, sollevò gli occhi, lo osservò di sotto in su, crollando lentamente il capo in un atto di mesta commiserazione per sè stessa e per lui.

— Tu mi hai detto delle cose orribili, Arturo, ed io che potrei così facilmente difendermi dalle tue accuse, sono invece costretta a lasciarmi credere colpevole ed a tacere.

La sua voce era bassa e flebile come se ella la traesse a fatica dall’anima oppressa, ma suo marito non se ne commosse e ricominciò a ridere sordamente, torcendo la bocca amara.

— Che cosa puoi dire in tua difesa, povera donna? Che costui era un pazzo o un esaltato il quale s’immaginava di ricevere i tuoi favori e si dilettava di grafomania amorosa? Non sarei idiota al punto di crederti, e le lettere sono qui in tutta la loro bene equilibrata e bene sfrondata realtà per smentirti.

— Ma dimmi, — mormorò Fernanda alzandosi e venendogli incontro con un passo silenzioso di felino, — sei tu ben certo che queste

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