Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/157




dite la verità

lezza io posso confessarti la mia. La corte di Furio Artali non mi dispiaceva: tutt’altro...

A queste parole seguì una pausa di agitato silenzio in cui i due si guardarono fissi negli occhi, la donna con un’espressione di fredda e ironica sfida, l’uomo con un balenare di collera furibonda pronta a prorompere. E proruppe dopo un momento con un fiotto d’ingiurie sanguinose e stolte:

— Ah! sfrontata, svergognata! Donnucola spudorata! Ti lasciavi corteggiare in casa mia, sotto gli occhi stessi di tuo marito, e me lo dici sorridendo tranquillamente, col più ributtante cinismo!

— Tu stesso m’hai dato l’esempio di questo cinismo, mio caro, — ella gli osservò pacatamente. — Verità per verità!

— Ma io sono un uomo, mia cara. Io posso fare e dire quanto mi piace.

— E puoi essere quanto ti piace incoerente e misero sino a farmi pena.

— Ah, ti faccio pena? Ciò vuol dire che fra te e quell’altro c’è stato qualche cosa di più grave d’un misterioso corteggiamento. Chi sa fin dove quel mascalzone è arrivato, chi sa fino a che punto tu l’hai lasciato giungere, sciagurata!

Massimiliani Delisi aveva buttato dalla finestra il sigaro con la violenza furiosa con cui

- 155