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dite la verità

comoda, ma noi ci viviamo ormai soli soli da quasi sette mesi; e quantunque ci amiamo, non dirò follemente, ma abbastanza per sopportare reciprocamente i nostri difetti e riconoscere le nostre qualità, io incomincio però ad accorgermi che questo isolamento non è confacente ai miei venticinque anni e che la noia incomincia a pesarmi addosso come la classica cappa di piombo. Perciò, marito mio, provvedi, e non farmi sciupare la mia graziosa giovinezza all’ombra grigia dei tuoi salici piangenti». Perchè non hai il coraggio e la lealtà di dirmi queste cose?

La signora Fausta, seduta sulla veranda in una poltrona di vimini, ricamava una tovaglia da tè a capo chino, ma le sue dita sottili, mentre Massimiliano così ragionava, tremavano leggermente sulla tela candida, come le foglie di un albero scosse dal vento.

E quando egli tacque ella sollevò un momento i suoi grandi occhi azzurri, lo guardò, li riabbassò sul ricamo senza rispondere.

Massimiliano gettò il suo sigaro e venne a sederle accanto. Le tolse il lavoro, le prese entrambe le mani tra le sue e le disse con pacata risolutezza:— Discorriamo.

S’accendeva nel cielo un vermiglio tramonto di prima estate, e laggiù, nell’ombra già folta del giardino appariva e spariva lo scintillìo luminoso di qualche luccioletta vagante.

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