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la donna vertiginosa

capelli ondulati e disordinati che gli davano un aspetto efebico, gli si precipitò in camera vestita da amazzone la sua turbinosa amante che già tornava da una cavalcata a Villa Borghese.

— Aoh! Darlìng! Ancora a letto? — gli gridò gaiamente, battendogli sulle gambe il frustino in legno di Malacca. Gli passò nei capelli la mano inguantata, gli tolse dalle labbra la sigaretta, la portò alla sua bocca e incominciò a fumare seduta a piè del letto, con una gamba sull’altra, scoprendo interamente gli alti stivali di vernice nera.

— Sai, dear, che cosa m’hanno detto stamattina?

— Che sei la più deliziosa amazzone di Roma.

Ella rise lungamente, buttò la sigaretta, si alzò e con le mani nelle due tasche s’inchinò a ringraziare. Poi gli si accostò divenendo seria:

— Mi hanno detto che tu sei completamente rovinato. E ciò, si capisce, per colpa mia.

— Ebbene? Che importa? — le rispose dopo un momento Siniscalchi, sollevando adagio le spalle e cercando un’aria noncurante che le rughe della sua fronte smentivano.

Aoh, darling! Importa invece moltissimo. Per me un uomo senza business, senza danari, è come per te una donna brutta, mal vestita, con le unghie non curate e i denti guasti. L’uomo povero mi fa questo effetto. Non posso più ve-

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