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Esistono donne che sembrano avere un’unica missione nella loro vita: quella di rovinare gli uomini, ed esistono uomini che amano soltanto questo genere di donne.

Ad esso apparteneva Lady Zoia Simpson, una ricchissima americana, vedova da alcuni anni del re dei sopratacchi di gomma, venuta a passare un inverno a Roma ed una primavera sul Lago Maggiore.

Fu appunto a Stresa, nel grande albergo delle Isole Borromee che la conobbe il conte Emo Siniscalchi, un bel giovine dai capelli neri e dagli occhi verdazzurri, alto, snello, elegante, di quella eleganza mezza alla dandy e mezza alla sportsman che misero di moda i viveurs d’oltre Manica.

Egli aveva trent’anni e una rendita d’altrettante migliaia di franchi che gli bastavano esattamente per la sua vita oziosa, fiorita di quando in quando d’un bel capriccio facilmente appagato.

La sera in cui Emo Siniscalchi conobbe Lady Simpson aveva litigato con la sua piccola amica Gioconda, perchè questa era venuta a prendere il thè nell’hall dell’albergo con le calze

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