Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/100



amalia guglielminetti


— Voi potrete accettare questa disgrazia, avvocato mio bello, ma io no. Io sono nata ai piedi del Vesuvio ed ho nel sangue un po’ di lava. Perciò andrò a cercare anche in capo al mondo quel vigliacco, e lo costringerò a riparare il suo tradimento.

— In che modo? — domandò trepidante Costanzo Viani che subito vide balenare un pugnaletto nella manica della vesuviana.

— Oh! In un modo assai semplice. Pagare. Null’altro che questo. Mi dia dieci biglietti da mille, e svolazzi pure con la ballerina quanto gli pare.

— E andrà a cercarlo a Parigi per questo?

— Certo! Risoluta a scovarlo ovunque si trovi e a fare non solo uno scandalo, ma anche una tragedia se è necessario.

Battè a terra il piede e s’alzò.

— Probabilmente, udrete parlare di me fra poco. Buon giorno. — E s’avviò verso la porta.

— Ascolti, signorina. Scusi. Permetta, — le ripetè alle spalle il notaio seguendola passo passo. La raggiunse e le domandò: — È proprio necessario che parli con mio figlio?

— Se sto parlando da mezz’ora con lei che non sa nulla e non capisce nulla!

— Ha ragione, ma potrei forse rimediare egualmente ai suoi torti.

Le minacce veementi della giovane donna

98 -