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È PARTITA.


— Eccolo, eccolo, zio! — gridò Oretta dall’ampia terrazza, fra le cadenti ghirlande della vite vergine rossa e gialla.

Suo zio, il pittore Fabio Lucani, alto, magrissimo, con una corta barba nera e i capelli ruvidi già tutti brizzolati, s’affacciò alla vetrata dello studio con la tavolozza sull’avambraccio e le sorrise a fior di labbro.

— Ma vieni a vedere. Guarda la sua automobile; ti piace quel colore verde-cupo? — insisteva la voce argentina di Oretta, mentre egli appoggiato alla ringhiera nell’arco vermiglio della vite vergine gettava in basso uno sguardo fra distratto e tediato.

— Sì, molto elegante, — disse finalmente con un’aria di compiacente rassegnazione, e rientrò nello studio, si rimise al lavoro. Ma Oretta lo raggiunse subito con un sorriso d’ansia e di felicità sul fresco viso ventiquattrenne.