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86 la matrigna

infine sarebbe nato un bambino, un altro figlio di suo padre, il fratellastro. Non gli pareva possibile, non doveva essere possibile una cosa tanto orrenda.

Vi pensò molti giorni senza osare di parlarne a nessuno e quando Isa comparve un mattino a tavola un po’ spettinata, più magra, curva, con le gengive quasi bianche che apparivano nel suo sorriso incerto, egli non seppe avvicinarsele nè parlarle e continuò ad osservarla di sfuggita ma attentamente, come s’ella fosse un’altra, una sconosciuta.

Ed ella non badava a lui, era tutta assorta in sè stessa e portava a fatica i cibi alla bocca come se la nauseassero, guardando appena di quando in quando suo marito che la incoraggiava sorridendo con parole piene di gaiezza e d’affetto. Egli si sentiva già quasi fuori della loro vita, era già il figlio di un’altra, diverso da quello che stava incominciando la sua esistenza e che essi attendevano con gioia. E quella donna non era più Isa, la dolce sorella maggiore che egli aveva tanto amato, la creatura bella dei suoi sogni d’adolescente, era già la madre di quel figlio non ancora nato, era veramente ora la matrigna.

Confusamente egli meditava così, masticando adagio qualche vivanda senza sapere che fosse, considerando di soppiatto quei due che non si curavano di lui. E quando gli parve d’aver finito s’alzò e andò a riflet-