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la matrigna 85

sene il cuore stretto di pena. Ed aspettava di giorno in giorno che ella guarisse, che discendesse un mattino dalla sua camera col viso chiaro e gli occhi ridenti, pronta a correre con lui nel boschetto, come una fanciulla. Ma venne invece il medico del paese e prima d’andarsene battè familiarmente la mano sulla spalla del signor Ponti e questi gli diede una vigorosa stretta come un uomo soddisfatto. Rino salì nella sua stanza per meditare sopra queste stranezze ma mentre usciva dal corridoio, udì la cameriera e la cuoca trattenervisi in conciliabolo segreto.

— Dunque la signora è proprio incinta, non c’è più dubbio, l’ha detto il medico.

— Poveretta! Incomincia presto; ha finito di star bene.

— Mah! è il destino delle donne: soffrire.

Vittorino non udì le considerazioni filosofiche della cuoca perchè s’era slanciato sulle scale e saliva i gradini a quattro a quattro senza vederli. Quella notizia lo sbalordiva e lo irritava, gli dava una specie di ribrezzo oscuro, di collera sorda contro suo padre e contro di lei. Aveva veduto qualche volta donne incinte e provata una ripugnanza come di cosa mostruosa che non lo faceva ridere con malizia viziosa come i suoi compagni, ma guardare altrove con disgusto. Ed Isa sarebbe stata così, deforme, gialla, con l’aria affaticata e le mani sul ventre. Ed