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la matrigna | 81 |
giardino e suo padre andava e veniva fumando e ciarlando, mentre ella dipanava matassine di seta dopo averle distese su le mani aperte di Vittorino. E rideva osservando l’imperizia impacciata del giovinetto, la sua confusione nel risponderle, la timidezza ritrosa con la quale egli la chiamava Isa e le dava del tu.
Egli non aveva mai dato del tu a nessuna donna, nemmeno alle fantesche di casa che vedeva di rado e che trattava freddamente col voi, perciò non si poteva abituare a rivolgere la parola a quella bellissima signora al modo stesso con cui la rivolgeva ai suoi compagni di scuola, per esempio a Rocco Deluca: — Senti, Rocco, mi dài un pennino? Senti, Isa, mi accomodi il nodo della cravatta?
Eppure a poco a poco si avvezzò anche a questo ed imparò a farle da cavaliere con un garbo che la meravigliava e che attirava i motteggi maliziosi di suo padre.
— Finirò per essere geloso di mio figlio, — egli diceva qualche volta scherzando e una fiamma saliva alla faccia rosea del giovinetto.
Egli aveva quasi dimenticato ch’ella fosse per lui la matrigna e non vedeva più in lei se non un’amica di qualche anno maggiore, che un destino qualunque gli aveva fatto incontrare e che per nulla al mondo egli avrebbe