Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
72 | l’immagine e il ricordo |
domanda incredula, la domanda troppo scettica per le labbra fresche e ancora un poco selvatichette della mia giovine amica.
Tuttavia riposi il ritratto nella sua cornice e pur così svanito, così muto, così vuoto di lei, continuai ad adorarlo, a interrogarlo, a contemplarlo. Lo guardavo lungamente cercandovi ancora qualche linea anche vaga delle care sembianze, immaginando allora il rifiorire del volto, lo splendore del sorriso come un prodigio. E mai nessun ritratto perfetto d’arte e di somiglianza seppe darmi la commozione e il desiderio che quella macchia oscura chiusa in una cornicetta d’oro mi diede. E mai nessuno mi fu così caro.
Per questo penso anch’io che qualsiasi immagine materiale della persona amata è sempre infinitamente inferiore a quella che l’amante porta in sè stesso e vede con gli occhi del suo cuore.
— E la morale? — domandò d’un tratto Fernando Alviti nell’attimo di silenzio che seguì il racconto di Luciano Sterni. Ed al comico suono della sua voce lenta e nasale tutti si scossero e risero.
— È vero, è vero. E la morale?
— Ciascuno ne tragga la sua, — disse ridendo Luciano Sterni. — Io per mio conto l’ho già fatto.
— Dunque, sentiamo — incoraggiò l’Alviti sempre più mellifluo.