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l’immagine e il ricordo 69

— Ti prego di non togliere mai dalla sua cornice il piccolo ritratto ch’essa contiene.

— Te lo prometto sul nostro amore, — risposi commosso, felice, contemplando la deliziosa immagine chiusa fra le quattro colonnette d’oro. Ella vi appariva in una tunica sciolta di seta chiara dalla quale emergevano nude le bellissime spalle e le braccia e il collo. Il viso sorrideva con una vaga mestizia e gli occhi guardavano lontano all’orizzonte, all’infinito.

— Questa fotografia mi fu presa pochi giorni fa dalla mia amica, — ella mi disse ancora; — ho voluto avere per sfondo il giardino della sua villa, il nostro giardino.

— Il giardino incantato, — sospirai in un estremo bacio e fuggii per strapparmi a quell’incanto, fuggii verso il porto, mi feci portare alla mia nave, mi nascosi nella mia cabina come in una tana, impedendomi di guardare al di là di quella parete dove viveva e respirava una creatura che mi pareva una parte palpitante di me stesso. Allora cercai qualche conforto nella contemplazione della sua immagine, e nel parlarle e nell’adorarla come se fosse viva e reale; e la passione ancora intensa, il ricordo ancora intatto sapevano animarla, vivificarla, dare quasi mobilità al suo sguardo e calore alla sua persona.

Questo durò alcuni giorni e furono giorni