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la serena ignoranza | 43 |
zione amichevole. Ma il marchese Emanuele Atris sprofondò i pugni chiusi nelle tasche della sua giacchetta e gli intimò calmo:
— Andate pure. Riceverete domani il vostro licenziamento.
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Dopo un mese, nella piccola cappella della sua villa, egli sposava senza pompa la bella figlia del fattore e partiva il giorno stesso per Venezia.
Vestita a Parigi, ingioiellata con sobria ricchezza, pettinata con elegante semplicità, ella portava degnamente la sua corona, anzi ne illeggiadriva la grave nobiltà con la sua trionfante bellezza, con la sua chiara freschezza che sapeva ancora di bosco e di siepe come le piume degli uccellini prigionieri. Emanuele non aveva rimpianto l’impeto collerico della sua imperiosa natura, il quale gli aveva buttato improvvisamente fra le braccia, come moglie e come amante quella piccola campagnuola scontrosa.
La dolce ignoranza di Luce, la sua timidezza pavida, la sua tenerezza appassionata fatta d’amore e di riconoscenza, contrastavano così singolarmente con la statuaria avvenenza della sua persona e con la magnifica serenità del suo volto, che ne veniva al ma-