Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/50

40 la serena ignoranza

roteando gli occhi sotto le folte sopracciglia con una espressione di ferocia fra comica ed inquietante.

Costui aveva a sua volta parecchi figli, fra i quali una ragazza diciottenne che il marchese Emanuele non aveva mai veduto, cosicchè egli rimase lietamente stupito quando, sul finire della sua prima colazione campestre, gli fu introdotta dal cameriere in sala da pranzo una magnifica fanciulla bionda, dai capelli attorti come il casco d’una Valchiria, la quale gli portava un cestello di fragole appena côlte.

— Tu sei la figlia di Vincente? — le domandò il marchese squadrandola da capo a piedi con quell’occhio da conoscitore che gli serviva per apprezzare una bella donna come per valutare un cavallo di razza od un quadro d’autore. E soggiunse dopo un lungo sguardo ammirativo:

— Come ti chiami?

— Lucia, — mormorò la ragazza fissando le sue fragole per sfuggire all’insistenza di quello sguardo.

— Io ti chiamerò Luce, perchè i tuoi capelli hanno il colore del sole e i tuoi occhi ne hanno lo splendore, — disse ridendo il marchese Emanuele, e intanto s’alzò e venne a piluccare le fragole dal cestello della giovinetta, senza distogliere lo sguardo dalla vivace polpa delle sue labbra.