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330 | il nome |
stanza pieno di sonno mi spogliai e mi addormentai immediatamente; e il mattino seguente mi rimase appena il tempo di buttare nella valigia le carte affidatemi dall’avvocato e i miei indumenti più necessari e di precipitarmi alla stazione per non perdere il treno.
Continuai a dormire per alcune ore solo nel mio scompartimento perchè era domenica e poca gente viaggiava, ma durante la fermata a Genova vi salì una signora bruna e florida col profilo alquanto accentuato e gli occhi neri e larghi delle romane, la quale mi sedette accanto, trasse un romanzo e s’immerse nella lettura.
Vestiva piuttosto vistosamente con un mantello a grandi scacchi bianchi e neri e un piccolo cappello nero sul quale si beccavano due piccioni viaggiatori e pareva trovarsi perfettamente a suo agio in quel vagone bene riscaldato coi piedi appoggiati al sedile di fronte, le spalle quasi aderenti allo schienale e il suo libro fra le mani, un libro di Pierre Loti.
Tanto ch’io mi vergognai del mio ozio e del mio sonno e aperta la valigia che tenevo accanto a me sul divano, vi cercai dentro alcuni atti notarili di cui non avevo preso sufficiente cognizione e mi posi a scorrerli con attenzione. Passai così a poco a poco tutte quelle carte importanti divise a piccoli fasci