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il nome 325


Ma a poco a poco gli occhi di Ottavio Ottaviani parvero seguire con troppa insistenza nel cielo alto il volo di qualche gabbiano e lo sfioccarsi di qualche nube in un silenzio meditabondo. Le sue sopracciglia rettilinee come quelle delle statue greche si univano alla radice del naso in una ruga diritta che segnava in lui il massimo sfogo della concentrazione spirituale.

— A che pensi? — gli chiese Aimone Guigas chinando verso di lui la sua piccola faccia irregolare dove i denti sporgevano alquanto rialzandogli il labbro come nei rosicanti.

— Penso ad un’avventura.

— E ti oscuri così?

— È forse l’unica avventura della mia vita il cui ricordo mi irriti e mi umilii.

— Umiliarti, tu, il bell’Ottavio adorato dalle donne?

— Sì, perchè sento che fui veramente vile, come solo le donne sanno qualche volta ridurci e perchè furono punto le qualità che tu credi abbiano per esse maggior valore quelle che rimasero maggiormente umiliate.

— Non comprendo.

— Comprenderai quando ti avrò narrata questa piccola storia sentimentale che, ti giuro, per la prima volta io racconto ad altri che a me stesso e che tentai con ogni mezzo di dimenticare, tanto grande fu sempre